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giovedì 5 aprile 2012

Ripetizioni scolastiche

Chiara è una studentessa che nella propria classe non riesce a raggiungere un buon livello di preparazione.
Pertanto la profesoressa spesso e volentieri la minaccia;
Sei una ragazza intelligente, ma se non t’impegni a studiare sarò costretta a non ammetterti al quinto anno. Lo sai, no?
- Ce la sto mettendo tutta Prof. Cosa altro potrei fare?
- Molto, molto di più. Potresti prendere delle ripetizioni, ad esempio.
- Mica posso raccontare ai miei genitori che ho bisogno di lezioni private. Mi terrebbero chiusa dentro le mura di casa fino al termine dell’anno scolastico.
- Potresti venire a casa mia due pomeriggi la settimana. Resterebbe un segreto fra noi. Che ne dici?
- Glielo farò sapere Prof.
- Chiara, ci conto eh!
Per tutto il tempo della chiacchierata la professoressa Rossini non mi aveva tolto gli occhi di dosso. Ero imbarazzata, a disagio, ma non sapevo che pesci pigliare per sbarazzarmene. All’uscita da scuola mi aveva preso da parte e non era la prima volta che lo faceva. La minaccia di una bocciatura assomigliava più a un ricatto piuttosto che a un materno consiglio.

La mia classe era mista. I maschi, una decina in tutto, erano per lo più goffi e maldestri, con il viso pieno di brufoli. Ragioni sufficienti per giustificare il mio interesse per le femmine. Stavo meglio in compagnia delle ragazze piuttosto che con i maschi, ma non mi sentivo lesbica, anche se molte delle mie compagne mi giudicava tale.
L’abitazione della professoressa Rossini si trovava al terzo piano di un antico palazzo in pieno centro cittadino. Raggiunsi l’appartamento mettendo piede su un vetusto ascensore che arrestò la corsa al pianerottolo dove abitava l’insegnante.
- Sei in perfetto orario, brava!
La professoressa era ad attendermi sulla porta di casa. Indossava una vestaglia da camera di seta bianca con disegnati dei piccoli fiorellini. Un tipo di abbigliamento che la faceva sembrare più giovane rispetto ai suoi quarant’anni.


-Temevo non saresti venuta. - disse quando misi piede nell’appartamento.
- Sarei giunta prima, purtroppo mi ha fatto ritardare il traffico che a quest’ora è caotico in città.
- Vieni, accomodati, andiamo nel mio studio.
Lo studio era una grossa stanza con le pareti occupate da scansie di legno pregiato. I mobili custodivano una grande quantità di libri. Mi sentivo in soggezione in quel luogo troppo austero per il mio carattere.

- Ci mettiamo accanto alla scrivania, va bene?
- Sì, come vuole lei.
La luce soffusa del paralume di una abat-jour faceva brillare il ripiano della scrivania dove avevamo preso posto, ingentilendo l’ambiente troppo severo.
Da cosa cominciamo?
- Lo dica lei.
- Dove ti senti meno preparata?
- Il Medioevo è un periodo storico che non digerisco bene.
- Hmm… vediamo, vediamo, da dove possiamo iniziare.
Rimasi a studiare in sua compagnia per circa due ore prestando attenzione alle spiegazioni che mi suggeriva nell’interpretazione degli eventi storici. 
Verso le sette di sera mi accomiatai.
- Ti accompagno alla porta.
- Sì, grazie.
Mi fermai sull’uscio di casa con l’intenzione di ringraziarla.
- Beh, allora, la saluto.
- Ci vediamo fra due giorni, se vuoi…
- Sì, certo, va bene. Alla stessa ora?
- Hmm… sì, direi di sì.
- Grazie di tutto!
Le porsi la mano in segno di saluto e lei fu sollecita nello stringerla. Presi commiato ricevendo un tenero bacio sulla bocca che ricambiai.

Seguitai per parecchie settimane a frequentare la sua abitazione. Ero consapevole che le attenzioni che riversava su di me non erano del tutto disinteressate, ma non me ne davo pensiero. Volevo essere promossa al quinto anno ed ottenere la maturità liceale, questo solo contava per me. Ogni volta che le facevo visita mi preparava una tisana con degli infusi di tè o di una qualsiasi altra erba aromatica.
Affabile e garbata sapeva mettermi a mio agio senza reclamare niente in cambio e ciò mi stupì. Cominciavo a pensare che volesse scoparmi.  D’un tratto mi dà un bacio sulla guancia, ma stavolta trascinò le labbra a sfiorarmi la bocca, baciandomi frugalmente sulle labbra, e la cosa mi piacque.
Ero turbata, maledettamente turbata. Non opposi resistenza quando la sua bocca si posò sulla mia e mi baciò. Lo desideravo da troppo tempo per resisterle.Iniziamo a svestirci e ci accarezziamo ancora..


Poi, ci spogliamo completamente nude.




Le sue mani frugarono fra le cosce eccitandomi a dismisura. La professoressa accompagnava i gesti con dei gemiti senza pronunciare una sola parola. Subivo quei toccamenti col fiato sospeso, respirando in maniera irregolare, innalzando il torace per inspirare l’ossigeno di cui avevo bisogno per sopravvivere alle carezze che riversava sulla mia pelle.Ero fradicia di umore..









Intrecciò le dita fra i miei capelli stirandoli. Le nostre lingue si cercarono titillando una contro l’altra. Ci toccammo reciprocamente le tette godendo del tocco delle dita che spremevano i capezzoli. Ero in balia del potere che esercitava su di me, consapevole che avrebbe ottenuto qualsiasi cosa se lo avesse voluto.Ci sdraiammo sul divano. è stato bello..



3 commenti:

  1. bellissimo, davvero eccitante! brava!

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  2. Racconto molto bello, interrotto da illustrazioni fotografiche (di ottimo livello)particolarmente dettagliate per completare il racconto.

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Fronte/Retro (lato A & Lato B)

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